Il Presidente di Confindustria Abruzzo, Mauro Angelucci, sulla riforma regionale dei Consorzi Fidi.
“La LR n.37/2010, che tende a promuovere l’aggregazione e la crescita dei Consorzi Fidi in Abruzzo secondo parametri premiali in linea con le esigenze dell’attuale mercato creditizio, è stato un provvedimento atteso e voluto con forza dal sistema imprenditoriale più responsabile, richiesto come necessario dallo stesso sistema bancario, indispensabile soprattutto per le Micro e Piccole imprese”.
E’ quanto dichiarato dal massimo rappresentante della più importante Organizzazione imprenditoriale abruzzese a margine dell’ennesima reiterazione di richieste avanzate nei confronti della regione Abruzzo a modifica della recente legge di riforma dei Confidi.
“Se tali richieste venissero accolte significherebbe tornare ad un modello dimensionale e organizzativo dei Confidi assolutamente inadeguato alle attuali necessità dettate, oltre che dalla nuova realtà economica e dei relativi scenari competitivi, dalle regole sempre più stringenti poste agli stessi Istituti bancari da Basilea 2 prima e da Basilea 3 ora.
E’ assolutamente impensabile e fuori di ogni logica di sana politica industriale, tornare indietro per ridare spazio ad un sistema di Consorzi Fidi parcellizzato - come purtroppo è ancora quello attuale nelle more dell’attuazione della riforma-, addirittura spesso a conduzione familiare, assolutamente non adeguatamente patrimonializzato e quindi con scarsa se non nulla capacità contrattuale rispetto agli Istituti di credito per dare le garanzie necessarie a favore di un sistema imprenditoriale sempre più in affanno proprio dalla mancanza di liquidità finanziaria.
Giusto per dare una idea basti pensare che in una Regione come la Lombardia i Consorzi Fidi sono “solo” 12 mentre in Abruzzo attualmente, nonostante e grazie ai primi effetti della riforma che ne ha dimezzato il numero, sono ancora quasi quaranta.
Nel merito, peraltro, sono del tutto infondate e fuorvianti le dichiarazioni, a sostegno della modifica dell’attuale legge di riforma, per cui la stessa riforma vorrebbe imporre un unico Confidi senza possibilità di concorrenza: tutt’altro, il processo incentivato dalla LR 37/2010 tende proprio a creare un sistema di Confidi competitivo attraverso processi di aggregazione che ne rafforzino la capacità di dare garanzie secondo le richieste dettate dallo stesso sistema bancario. “E’ veramente incomprensibile, quindi, -conclude il Presidente Angelucci - che proprio da una componente imprenditoriale, a distanza di anni da una riforma largamente discussa e condivisa dalla maggioranza delle rappresentanze di categoria, vengano avanzate ancora proposte che evidentemente sottendono solo la difesa di interessi particolari, se non personali, a danno del tessuto economico nella sua totalità. La difesa di un sistema così parcellizzato di Consorzi Fidi testimonia purtroppo l’esistenza di un vecchio e intollerabile modo di concepire la rappresentanza di interessi, proprio mentre le Organizzazioni più responsabili chiedono di abbattere i costi della PA, attraverso la razionalizzazione e l’aggregazione delle sue rappresentanze istituzionali e dei suoi uffici. Ancora più grave è che tali richieste vengano poste addirittura sotto forma di diktat, come condizione per poter rientrare in un organismo come il Patto per lo Sviluppo, nato e voluto per condividere proposte volte al bene della collettività regionale e non per imporre interessi particolari”.